Mario Martone racconta Massimo Troisi in un documentario che vede l’artista partenopeo prima dietro la telecamera, come regista, e poi davanti, come attore. Tra i due c’era anzitutto un legame di amicizia e una grande stima. Martone ha dichiarato di essere entusiasta del progetto perché il cinema di Troisi “aveva la forma della vita” e perché i suoi gesti gli permettevano di farsi capire anche da chi non era napoletano.
Un ritratto a cui collabora anche Anna Pavignano, compagna di vita e lavoro di Troisi, che ha scritto tutti i film dell’attore, da “Ricomincio da tre” al “Postino”, e di cui conserva ricordi preziosi e materiale inedito.
La sua prestigiosa carriera è stata fonte di ispirazione per numerosi personaggi del mondo del cinema e della letteratura, come Paolo Sorrentino, Michael Radford, Francesco Piccolo, e anche critici come Goffredo Fofi: tutti intervengono nel film spiegando come siano stati influenzati dal regista scomparso. Lo scenario in cui avvengono le conversazioni sul grande artista non poteva che essere la sua città, Napoli.
L’idea di realizzare questo progetto cinematografico nasce dall’incontro tra Mauro Berardi, produttore di Massimo, e Fabrizio Donvito, Partner & Co-CEO di Indiana Production. Genio e mito rivivono sul grande schermo, confermando che Troisi non è mai morto nell’immaginario collettivo. Non è un caso che il film esca al cinema proprio nei giorni in cui si celebra il 70° anniversario della sua nascita (il 19 febbraio 2023).