WITTGENSTEIN

GIOVEDI 23 FEBBRAIO 2023
SPETTACOLO ORE 21.15


VENERDI 24 FEBBRAIO 2023
SPETTACOLO ORE  21.15
SABATO 25 FEBBRAIO 2023
SPETTACOLO ORE   18.30

DOMENICA 26 FEBBRAIO 2023
SPETTACOLI  ORE  16.00 - 21.15




Regia: Derek Jarman
Attori: Karl Johnson, Michael Gough, Tilda Swinton, Clancy Chassay, Jill Balcon, Kevin Collins, Sally Dexter, Jan Latham-Koenig, John Quentin, Lynn Seymour, Nabil Shaban
Sceneggiatura: Derek Jarman, Terry Eagleton, Ken Butler
Fotografia: James Wellan
Montaggio: Budge Tremlett
Musiche: Jan Latham-Koenig
Produzione: BFI PRODUCTION - BANDUNG
Distribuzione: MIKADO FILM - MONDADORI VIDEO - I WONDER CLASSICS, in collaborazione con Unipol Biografilm Collection (uscita cinema 2023)

Gran Bretagna, 1993 - Durata: 75 min
Genere: Biografico

DEREK JARMAN

Da un gusto esibito per l'oltraggio, legato alle esplosive stagioni del  punk britannico e alla provocazione gay, a una quasi olimpica e composta poetica, questo il percorso di un cineasta bruscamente fermato dall'A.I.D.S., tra i più rappresentativi della scena inglese. Ha iniziato come scenografo per K. Russell in lungometraggi come I diavoli (1971) e  Messia selvaggio (1976), per esordire nel 1976 con  Sebastiane (1976), un film totalmente recitato in latino. Con Jubilee (1978) ha donato al movimento  punk un manifesto ideologico-musicale-visivo cui riconoscersi, ma già in  The Tempest(1982), ha mostrato i suoi legami e la sua passione per Shakespeare. Tra qualche documentario e uno straordinario e devastante atto d'accusa «filosofico» verso il suo Paese,  The Last of England (1987), in  Caravaggio (1986) ha lasciato intravedere quella che sarebbe stata da lì in avanti una delle sue dimensioni artistiche più feconde, la biografia ricostruita e attraversata da decontestualizzazioni contemporanee e inevitabilmente stranianti. L'applicazione dello stesso metodo in  Wittgenstein (1993), dedicato al grande filosofo, si tradurrà in un film straordinario. Da notare comunque anche i precedenti  Il giardino (1990),  Edoardo II (1991) e  Blue (1993). Nello stesso anno della sua scomparsa, il 1994, ha realizzato Memorial Tribute, estremo esempio di una dedizione assoluta e totale all'arte cinematografica, mentre nel 1995 è stato pubblicato postumo  Derek Jarman's Garden.

FILMOGRAFIA - Lungometraggi

  • Sebastiane (1976)
  • Jubilee (1978)
  • The Tempest (1979)
  • The Angelic Conversation (1985)
  • Caravaggio (1986)
  • The Last of England (1987)
  • War Requiem (1989)
  • The Garden (1990)
  • Edoardo II (1991)
  • Wittgenstein (1993)
  • Blue (1993)

La biografia del filosofo Ludwig Wittgenstein viene raccontata da Derek Jarman in modo unico e stravagante in questo piccolo ma geniale film, l’ultimo lavoro di fiction del cineasta inglese prima della sua scomparsa, a causa dell’AIDS, nel 1994.

Jarman, artista militante per i diritti LGBTQ+, mette in scena il padre della filosofia del linguaggio rappresentando visivamente i suoi ragionamenti, i teoremi, l’avversione per il mondo accademico e la lotta per vivere liberamente la propria sessualità, in un film gioiosamente queer sia nella forma che nel contenuto.

A supporto del regista inglese un grande cast, tra cui va sottolineata la presenza della sua musa per eccellenza, Tilda Swinton, nella parte della stravagante Lady Ottoline Morrell, e i magnifici costumi di Sandy Powell, stilista poi vincitrice di tre premi Oscar.

Wittgenstein torna in sala, in versione restaurata, in occasione del suo trentennale della sua prima alla Berlinale, dove si aggiudicò il Teddy Bear Award come miglior film a tematica LGBTQ+.


Ludwing Wittgenstein nato nel 1889 a Vienna è l'ultimo di nove figli: tre dei suoi fratelli sono scomparsi per suicidio, il quarto, Paul, ha acquisito una buona reputazione come pianista malgrado abbia perso un braccio durante la prima Guerra Mondiale. Distintosi a Cambridge come brillante allievo di Bertrand Russel, col quale condivide le idee politiche di sinistra e l'amore per le strutture logico-matematiche, Ludwig si arruola come volontario nella Grande Guerra, nonostante l'opposizione della famiglia. Poi si dedica all'insegnamento, ma fallisce nel suo compito di docente in quanto si scopre incompreso dai suoi allievi. Spinto dalla sua passione per l'Unione Sovietica, compie il tentativo, frustrato, di recarsi colà come operaio confortato dall'amicizia col depravato ed intelligentissimo Maynard Keynes. Il ripudio delle sue prime costruzioni filosofiche sviluppate nel "Tráctatus", i sensi di colpa che l'omosessualità gli provoca, la rottura con Bertrand Russel, che lo accusa di contagiare i giovani studenti con le sue idee, un inesprimibile disagio ed un vuoto nichilista crescente ed insopportabile lo portano, con il tumore alla prostata, alla prematura fine.

la critica all'uscita del film

"Com'era prevedibile difatti 'Wittgenstein' insiste sulla lotta contro una omosessualità mai accettata (e mai provata, a dire il vero), vista anche come emblema dell'impossibile conciliazione fra il corpo e lo spirito. Ma se la letteratura è volutamente faziosa, il gioco delle scene, dei costumi, delle battute è irresistibile. E Jarman, sulla scorta di una sceneggiatura firmata da un accademico eterodosso come Terry Eagleton (in uscita da Ubulibri) riesce anche a farci intuire le tappe di un pensiero in continua evoluzione. 'Mi sarebbe piaciuto scrivere un libro di filosofia fatto solo da scherzi, ma non ho humour', dice Wittgenstein sul letto di morte. In questo senso il film di Jarman è, anche, una specie di risarcimento".

(Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 24 ottobre 1993)

"Affidandosi alla mediazione di ottimi interpreti, tra i quali spicca il lapidario Karl Johnson, Jarman sa alludere con grazia alla sostanza del discorso scivolando da un aforisma a una citazione musicale, da uno spunto poetico a un atto di dolore. Eppure suggellato dall'ultimo respiro del protagonista il film è attraversato da una strana gaiezza; la stessa che fece dire al tormentatissimo Wittgenstein sul letto di morte: 'Ho avuto una vita meravigliosa'."

(Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 1 ottobre 1993)

"Ci sono delle bizzarrie - un piccolo marziano tutto verde che discetta di filosofia con il protagonista, e l'alternarsi spesso senza ordine cronologico di passato e presente in qualche passaggio di generale confusione - ma le immagini e la loro novità stilistica riscattano tutto, specie quando la biografia, pur non di rado discutibile nelle sue motivazioni e nei suoi approdi, si incendia di una serie di aforismi tutti godibili e non solo intellettualmente. In fondo, nonostante i molti filosofi che si incontrano e l'adesione totale di Wittgenstein alla filosofia, la sua vita non ha mai niente di pesante né di accademico: è un fuoco di artificio, che il cinema esprime con eguale incandescenza. Il protagonista è Karl Johnson, che non a caso era Ariel nella 'Tempesta' di Jarman, Bertrand Russell è Michael Gough, la sua amica lady Ottoline Morrell e Tilda Swinton, partecipi anch'essi, da anni, del cinema di Jarman."

(Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 2 ottobre 1993)